Tale ricerca di alternative ha portato innanzitutto allo sviluppo di un prodotto che potesse prendere il posto del sughero nella sua principale applicazione, ossia per l’industria vinicola; ed ecco che il mercato è stato invaso dai tappi sintetici, la cui particolare costruzione e composizione permette di avere un risultato simile, per morbidezza, adattabilità e validità isolante, a quello dei tradizionali tappi di sughero. Non poteva naturalmente non nascere, vista l’importanza che la tradizione riveste in questo settore, un acceso dibattito fra chi, da un lato, pretende a tutti i costi tappi di sughero come gli unici in grado di proteggere degnamente il vino, e chi d’altro canto è più aperto all’utilizzo di questi nuovi ritrovati sintetici.
Sul piano dei fatti nudi e crudi, un dato è certo: sia da un punto di vista strettamente organolettico, che sotto l’aspetto del gusto, il vino contenuto in bottiglie chiuse con tappi di plastica non è in alcun modo distinguibile da quello che invece era protetto da tappi in sughero. Ne deriva che essenzialmente, al di là di quelle che i fatti appunto dimostrano essere semplicemente idee preconcette e tradizionalismi, se vogliamo, con poca ragione d’essere, la discussione va spostata essenzialmente sul piano del rispetto dell’ambiente, e sulla constatazione che le foreste di sughero non sono , in alcun modo, in grado di sostenere i ritmi produttivi che il mercato di oggi richiede, e che le mette a serio rischio di estinzione.